In questo incontro partiremo dal raccontare un articolo di don Dario Fridel, “Oltre la sofferenza. Verso il piacere di vivere”, in cui parla della cultura della sofferenza come sottomissione, come sacrificio, come obbedienza, come astinenza e digiuno.
La lista è lunga e da buon vecchio cattolico la conosce bene.
Quando ha senso e ci rende felice la sofferenza?
Passeremo poi all’ottantenne Zamagni che, citando Luigi Zoja, parla della manipolazione, della tecnica manipolatoria che induce a modificare il proprio interiore e a credere di valere meno di quello che in realtà si vale. Qui nasce la mancanza di desiderio, di pulsione verso l’infinito, che è cosa ben più grande della tensione verso il piacere.
Poi, ci indica una strada: “Occorre mettere a fuoco il tema della felicità. Serve un’operazione di verità. C’è l’eutikia e l’eudaimonia. Per l’eutikia presocratica la felicità dipende dalla scelta degli Dei. Il comportamento personale è ininfluente, dipende tutto dalla volontà degli Dei. L’eudaimonia aristotelica dice invece che la felicità è legata all’esercizio della virtù.
Quindi la felicità è democratica ed ognuno può essere felice. Noi però oggi concepiamo la felicità come eutikia dove al posto degli Dei ci sono i consumi. Stiamo tornando indietro invece di andare avanti. Al contrario dovremmo promuovere una cultura che dica ben chiaro che la felicità è il risultato di una vita che pratica le virtù cardinali, virtù che valgono per credenti e non credenti.”
Noi che pratichiamo il Coaching abbiamo la responsabilità di supportare il coachee nella strada verso la felicità.
Come da prassi della Vip Lounge Area della Coaching Management Academy di Metàlogos, rifletteremo e ci confronteremo semplicemente cercando la verità professionale per noi posta da questi stimoli.